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Estate

Contare il tempo in sigarette

Per fumarsi un po’ di noia

Curvi su un balcone di tabacco.

Appuzzare una birra fresca,

Corone di acini e ciliegie.

File di formiche golose

Passeggiano, pugno nella mano.

E pensare che niente era così:

Timidi sguardi in compagnia,

Baci rubati in metropolitana

Tormenti, passioni, gesti

Accumulati senza ritorno

La speranza di un bimbo ingenuo

Con un boomerang di emozioni.

Limitarsi per non aprirsi,

Aprirsi ma non ferirsi,

Ferirsi per poi amarsi.

E ci siamo forse amati?

Combattemmo il timore del cuore

Chiuso nei suoi confini sicuri?

–

Una panchina sul Danubio

Dove sedersi non è lo scopo

Ma il mezzo per parlarsi:

Grazie, Sabrina, di quel giorno

Ho capito che anche io posso sbagliare.

Ma ora che ogni voglia superflua

mi siddia, il tempo delle parole

buttato in pasto

ad un telefono rovente;

Ora che una richiesta di affetto

Pare un disperato lamento

Di un amante rassegnato:

Proprio qui, dove me lo hai negato

Piango la sua assenza.

Le tue lacrime invece,

(Linfa preziosa di un corpo esile)

Le ho conservate in un barattolo

Di loro sarà la fine più lieta:

Faran nascere amore,

Una pianta nel tuo arido cuore.

–

Che l’estate ti avvolga i seni sudati

Ti liberi la mente

Da impegni futuri e passati:

Questa è la tua estate,

Giovane e calda

questo è il tuo tempo

Precario e sfrenato

In questo puerile girotondo,

tu ne sei il centro

Futtitin’ del mondo

Quando puoi avere l’universo.

–

Non esistono capitoli inutili

Nel grande libro della vita

Ogni dettaglio, ogni concetto

Arricchisce la sua lettura.

Quello che abbiam scritto

Un fiume di parole senza virgole,

Un inizio senza maiuscola,

Un canto d’amore soave

Che affascina i suoi lettori

E ne affligge i protagonisti.

Che ne sapranno gli altri

Di quanto ci siamo urlati

Quel giorno, senza ritegno;

Ma che ne sanno i gufi

Di quanto ci siamo amati

In quel nostro letto,

In cui fosti solo una rifugiata?

E dei gesti d’amore semplici

Un sorriso, un abbraccio;

E di quelli complessi

Una sorpresa, una caccia:

Chi ne ha preso nota?

–

La storia che scrivemmo

Rassomiglia a tutte l’altre opere:

Sta a noi sceglierne il finale

E ai criticoni, il giudicare.

Si faccia avanti quel qualcuno

Che meglio sa chi siamo noi:

Noi, confusi e frastornati,

Sappiam solo di essere un noi.

–

Così ti lascio, Sabrina

Ad un futuro prossimo

In cui il sicuro è un finale aperto,

Dove il certo è un mostro scuro.

La nuvola di dubbi

Che ci offusca la vista

È nebbia che copre fitta

(Gelosa di sguardi divini)

Tutto quel che abbiamo costruito

Di così terreno, così umano.

E come ogni uomo morirà,

Sì: moriremo anche noi,

Ma impara quest’ultima lezione:

Di noi non conta il corpo

Ma il segno che ci ricorderà.

A noi nulla è dato

Se non un simbolo di verità.

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