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Mese: Marzo 2020

Uno scoglio libero

Marzo 10, 2020

Per chi volesse scoprire un angolo anarchico nella ricca Capolungo, Villa Luxoro è una chicca imperdibile. I lussuosi giardini si gettano sul mare, l’orizzonte s’increspa sul promontorio di Portofino. Affacciati sul golfo si respira l’odore salato del vento di mare, che sbatte sul muraglione e risale violento.

Il viale d’ingresso della villa. Da notare l’arancio selvatico in salute, il prato in ordine, segnaletica antinfortunistica e i piedistalli vandalizzati.

Villa Luxoro è stata costruita tra il 1901 e il 1903 su progetto dell’ingegnere Pietro Luxoro, ispirata alle ville nobiliari genovesi sei-settecentesche. Una targa testimonia il soggiorno dei sovrani piemontesi nei primi anni ’30. Finita la guerra, Matteo Luxoro, rimasto senza eredi, dona la villa e il parco al Comune di Genova, affinché se ne faccia un museo alla memoria di Giannettino Luxoro, mancato durante il conflitto.

Dal 1951 è sede del Museo Giannettino Luxoro, esempio cristallino di abitazione borghese della Genova di inizio Novecento. Notabili i mobili, gli arredi, le tele e una rara collezione di presepi del 1600 e 1700. La collezione è stata vittima di un furto nell’Aprile del 2016: dieci opere, tra cui un prezioso Magnasco del valore di 30mila euro, sono state portate via da ladri professionisti.

La situazione odierna è di chiaro abbandono. L’accesso al Museo è al momento chiuso per lavori di manutenzione, definiti “improrogabili”[1]. Nel Settembre 2019 alcuni vandali hanno distrutto le due grandi sfere di cemento che, da più di un secolo, segnavano l’inizio del viale alberato.

Quando il mare è alto, ci divertiamo a gettare areoplani di carta verso il flusso ascendente, che spesso rigetta i leggeri velivoli. Raramente l’aeroplano supera la corrente esterna, più burrascosa, per poi rimaner sospeso dolcemente a due metri dal parapetto, come sostenuto da un soffio delicato. Poi il vento cessa e la sagoma, in un attimo, sparisce.

L’accesso al mare è possibile tramite un unico scoglio scuro, largo quattro metri e lungo una decina, lievemente inclinato. Nella sua parte più alta, ragazzini si esibiscono in spettacolari tuffi carpiati. In fondo, qualche ragazza chiacchiera sul ciglio combattendo il caldo, con i piedi ammollo.

Di tutta la villa, questo è l’unico punto dove è possibile accedere al mare. Ma con che difficoltà! La scalinata, sporca e dissestata, conduce dalla villa ad una terrazza panoramica con una ringhiera e due posti a sedere ricavati nella pietra. Qui la scritta: “Tenere pulito. Questo è uno scoglio libero per gente libera.”

“Questo è uno scoglio libero x gente libera. Respect!”

Due ragazzi scavalcano attentamente la ringhiera, appoggiando un piede alla volta su una pietra miliare. Superato l’angolo del terrazzo, guadano un ruscello in secca e percorrono, rasenti al muro, un mattonato a taglio, aggrappandosi ad un fil di ferro ancorato alla parete. Cinque, sei metri in tranquillo equilibrio, un paio di salti sui gradini in cemento e si scende sullo scoglio. L’accesso è volutamente arduo ed innocentemente pericoloso.

Le ripetute segnalazioni di una villa soprastante hanno richiamato l’attenzione dei vigili sulla pericolosità dell’accesso, probabilmente lamentandosi degli schiamazzi adolescenziali che spesso rovinano la quiete del posto. Scoglio libero, accesso libero. I Carabinieri, invece, sono già a conoscenza del posto per via di un giro di spaccio da parte di una vecchia guardia che ora non bazzica più la zona.

Più volte ho incrociato la pattuglia scendendo la villa, e mai che mi sia stato detto di tornare indietro.

L’accesso allo scoglio è quindi pericoloso o proibito? Nel primo caso, una scala in cemento che sostituisse la ringhiera ed arrivasse alla base dello scoglio avrebbe risolto il problema. Costo ridicolo, effetto risolutivo. Ma se così fosse, non ci sarebbe motivo per articolare un mugugno simile. Come i più attenti di voi avranno già intuito, nessuna scaletta ha reso l’accesso sicuro. Piuttosto, una palizzata ha bloccato l’accesso superiore alla scalinata dissestata che porta allo scoglio. Costo risolutivo, effetto ridicolo.

Non vi stupirete alla notizia che la palizzata non ha resistito tre giorni prima di essere divelta. Al momento, i due pali sradicati poggiano a mezz’aria in un equilibrio precario; la rete si ripiega all’altezza degli occhi, gli estremi dei fili zincati puntano l’iride di chi desideri scavalcare e scendere verso il mare.

Se ancora una volta l’accesso non è stato proibito dalle forze dell’ordine presenti, se l’accorgimento della palizzata si è rivelato un tapullo inconsistente, quale è lo scopo dell’azione prodotta? Cosa ha portato l’amministrazione, o chi per loro, a decidere di negare l’accesso di uno scoglio anarchico con una palizzata in legno e rete metallica di un metro?

Per cominciare, l’amministrazione è sollevata da ogni responsabilità legale una volta issata la palizzata e chiuso il cancello principale d’ingresso: se scavalchi, sono cazzi tuoi. La tutela da possibili atti legali è la prima preoccupazione che una amministrazione si pone. Ed è triste. Poi vi è un altro aspetto fondamentale, ossia economico: una scala a norma di legge costa molto di più di una palizzata. Ed è palese.

Sorge quindi spontanea una domanda: quale è la funzione dell’amministrazione? Quella di risolvere i problemi, o di non addossarsene altri? Riducendo il discorso all’essenziale: quale è la strategia dell’amministrazione locale nell’affrontare i problemi che sorgono, considerando la limitatezza del suo budget finanziario? Ad oggi, la risposta sta nella rimozione del problema, e non nella sua soluzione. In altre parole, si nasconde la polvere sotto il tappeto.

Come sappiamo dalla psicoanalisi, la rimozione del problema crea un effetto di apparente quiete esteriore, provocando invece inarrestabili turbe interiori, traumi irrisolti, destinati a crescere nell’ombra. E così la staccionata viene scavalcata, la pericolosità aumenta e la possibilità di intervenire da parte delle forze dell’ordine viene ostacolata. Il posto diviene così un ambiente di nuovo adatto allo spaccio, riparato da un ulteriore muro provvisorio; le segnalazioni crescono e l’amministrazione è costretta ad intervenire nuovamente.

Tutte le foto sono state scattate da me (e si vede).

Quante palizzate si dovranno costruire prima di capire che il loro costo limitato non risolve un problema complesso? Una domanda che pare retorica, ma trova invece una risposta precisa. Con una buona approssimazione, possiamo stimare che il costo di una palizzata sia 1000 EUR[2]. Dall’altra parte, la costruzione di una scala di cemento armato di 5 metri ha un costo di circa 5000 EUR[3].

Il calcolo finale può risultare semplice anche a chi in matematica non ha mai preso un 6: 5000/1000 = 5 palizzate. Questo è project management di base applicato ad un problema comune. Grazie a ciò, sappiamo quante volte quella palizzata dovrà essere ricostruita prima di poterci legittimamente chiedere: ma forse, non costava meno fare una scaletta?


[1] http://www.museidigenova.it/it/content/museo-giannettino-luxoro

[2] Costo derivato dal prezziario ligure dell’edilizia pubblica, calcolato come somma di:

  • Costo pulizia straordinaria verde ≈ 300 EUR;
  • Costo realizzazione palizzata ≈ 700 EUR;

[3] Costo inclusivo di spese relative a materiali, messa in opera, smaltimento rifiuti; è ricavato da ricerche desktop di preventivi online.

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